L’ALBERO  DELLA VITA DEL BAHREIN

L’albero della vita del Bahrein (Shajarat al-.Hayat) è un albero solitario.

Il Bahrein è un minuscolo arcipelago del Golfo Persico, posto fra l’Arabia Saudita e la penisola del Qatar. Questo antico albero, uno dei più misteriosi ed affascinanti conosciuti, alto circa 10 metri, cresce maestosamente su una collina sabbiosa, completamente isolato nel mezzo della zona desertica dell’isola principale del Bahrein. Nonostante questa pianta sia conosciuta da secoli e moltissime siano le leggende che la riguardano, dal punto di vista scientifico si sa pochissimo. I fatti non sono molti. L’albero, il cui nome deriva dalla credenza popolare che si tratti dell’originale albero della vita raccontato nella Genesi – da non confondere con il molto più famoso e gravido di conseguenze per l’umanità  albero della conoscenza del bene e del male – si trova descritto come appartenente a molte specie differenti. Purtroppo non essendoci alcuna pubblicazione scientifica dedicata, le conoscenze su questa pianta che avrebbe, al contrario, tantissimo da insegnare sono poche e spesso confuse.

Fino a non tanto tempo fa, qualunque ricerca si tentasse sull’albero del Bahrein si finiva prima o poi per inceppare in una fantomatica ricerca effettuata in collaborazione con lo Smithsonian, che riportava per questa pianta un’età di circa 500 anni. Non riuscendo a trovare alcuna prova certa riguardante una qualunque pubblicazione dello smithsonian a proposito di questo albero, qualche mese fa mi sono deciso a chiedere lumi direttamente al museo. Sena fortuna. L’impiegata cui mi sono rivolto mi ha gentilmente risposto che non era riuscita a trovare alcuna citazione dell’albero fra le  ricerche effettuate dal museo. Una situazione incerta, quindi e senza fonti sicure cui fare riferimento se non quelle fornite dal governo stesso del Bahrein, in quale, intuito il potenziale, soprattutto turistico, che quest’albero poteva avere, anni fa inizio una affidabile serie di analisi. I risultati di questi studi sono affascinanti quanto le leggende che circondano l’albero. Primo l’età: l’albero sembrerebbe sopravvivere in pieno deserto dalla metà del Cinquecento, il che ne farebbe di gran lunga il decano di tutti gli alberi solitari del mondo e, quindi, quello che meglio è riuscito ad adattarsi alle avverse condizioni del suo ambiente. Secondo , la specie: oggi sappiamo con certezza che l’albero della vita del Bahrein è una Prosopis juliflora, un albero originario del Messico e del Sudamerica, tipico di aree calde, secche e salate dove poche altre specie sono in grado di sopravvivere. Grazie alla sua radice fittonante che può raggiungere profondità incredibili, alle foglioline piccole e composte che permettono di dissipare molto efficacemente il calore in eccesso e di limitare la perdita d’acqua, alla capacità di fissare azoto in virtù della simbiosi che intrattiene con batteri azoto fissatori, e infine grazie alla sua intrinseca capacità di resistere al acqua con alte concentrazioni saline  la sola acqua che eventualmente le sue radici possono trovare ad alta profondità nel suolo del deserto – questo albero è costruito per sopravvivere nelle condizioni più difficili immaginabili per una pianta.

Non basta. Neanche un fuoriclasse dei climi estremi come la Prosopis potrebbe sopravvivere in pieno deserto per cinque secoli senza mettere in atto qualche altro trucco. Nel 2010, il governo del Bahrein iniziò un a campagna di scavi archeologici nella zona immediatamente prospiciente l’albero della vita scoprendo i resti di un villaggio attivo probabilmente fino alla metà del XVIII secolo, provvisto  di un pozzo molti vicino alla sede dell’albero. Questo significava che era stato piantato appositamente lì e che nei secoli, anche dopo il definitivo abbandono del villaggio, era riuscito a seguire con le sue radici profonde la falda. Ecco spiegato da dove proveniva l’acqua che ne permetteva la sopravvivenza.

Rimaneva un ultimo piccolo ma affascinante mistero: come aveva fatto una specie originaria delle Americhe ad arrivare nel  bel mezzo del deserto del Bahrein, dall’altra parte del mondo, soltanto poche decine d’anni dopo la scoperta del continente americano? La via più probabile sembra essere attraverso i portoghesi che conquistarono le isole nel 1521 e vi rimasero fino al 1602, anno in cui l’arcipelago divenne un dominio della Persia. Durante questi anni di dominazione portoghese, delle piante di Prosopis juliflora dovettero arrivare li grazie all’intuizione di qualche botanico  portoghese che ne intuì la possibilità di adattamento in quegli ambienti simili a quelli originari. Di quel nucleo di piante l’albero della vita è l’unico sopravvissuto. Qualunque siano state le peripezie che hanno portato l’albero della vita fino al Bahrein, rimane la straordinaria impresa di questa singola pianta che dalle lontane Americhe è riuscita a svilupparsi e  prosperare conservandosi per mezzo millennio in un ambiente ostile, emblema vivente della capacità di adattamento delle piante e della loro abilità nel risolvere brillantemente anche i problemi più ardui legati alla sopravvivenza.

tratto dal libro: L’incredibile viaggio delle piante di Stefano Mancuso editori Laterza prima edizione 2018

Oggi

Secondo le credenze popolari, l’albero è stato piantato qui nel 1583 per indicare il luogo in cui in origine sorgeva il Paradiso Terrestre. Proprio da questa terra sarebbe prosperato fino ai giorni d’oggi, con tutta la simbologia e il misero che lo avvolgono.

Lo spettacolo che si apre ai migliaia di turisti che giungono fin qui ogni anno, è molto suggestivo e quasi mistico. Oggi un recinto in ferro ne circonda la base, impedendo così ai visitatori di avvicinarsi troppo. Tuttavia, vista la grande estensione dei rami è ancora possibile sedersi sotto la sua ombra e godere della sua frescura.

Pubblicità

NON SOLO MIMOSE IN FIORE

In Liguria, l’antesi (ovvero lo stato della pianta con i fiori completamente aperti) della EUPHORBIA DENDROIDES è in febbraio /marzo.

Come per le mimose che ravvivano in questo periodo i terrazzamenti liguri grazie suoi fiorellini perfettamente sferici e gialli , anche i fiori dell’Euphorbia ravvivano le scogliere e i dirupi presso il mare in quanto in questo periodo è l’unica pianta della gariga in fiore. La pianta adulta forma dei veri e propri cuscini sferici di colore verde da cui si dipartono bellissimi fiori gialli.

. L’Euphorbia è una specie caratteristica della macchia e della gariga mediterranea costiera, che  in tali condizioni vitali subisce il fenomeno della estivazione, cioè ha la fase vitale (produzione di foglie fiori e frutti) in inverno fino alla primavera. Quando le condizioni vitali divengono critiche per il caldo e l’arido in estate, si ha una fase di completa stasi della vegetazione, inclusa la caduta delle foglie. E’ necessario fare molta attenzione a non toccarsi pelle e occhi dopo averla toccata infatti i rami, se strappati, secernono un lattice bianco irritante. Sulle mucose, soprattutto quelle degli occhi, minuscole gocce possono infatti provocare irritazioni dolorose e persistenti. Non si conoscono usi cosmetici per questa specie e nella medicina popolare di un lontano passato pare che il latice, molto diluito, venisse usato, per via interna, come energico purgante.

Per quanto riguarda la sua salvaguardia non esistono note di protezione, anzi a volte è considerata infestante, ma è comunque inserita in parecchi siti di salvaguardia della biodiversità.

L’Euphorbia dendroides è un “relitto terziario” che probabilmente, in un clima di tipo tropicale, era diffuso in un’area ben più vasta di quella che occupa oggi, ( bacino del Mediterraneo ad occidente fino alle coste della Spagna mediterranea e ad oriente fino all’Egeo; Nord Africa in Algeria ed in Libia, in Palestina, Isole Canarie e sud California) e che sparì da molte zone con le glaciazioni dell’Era Quaternaria o Neozoica. e che sparì da molte zone con le glaciazioni dell’Era Quaternaria o Neozoica.

IO SONO MONTAGNA

Le catene montuose più alte del mondo si formano quando pezzi della crosta terrestre, chiamati placche, si scontrano l'uno contro l'altro in un processo chiamato tettonica a placche e si allacciano, fondono, e amalgamano insieme in periodi di tempo lunghissimi.  L'Himalaya in Asia si è formato da uno di questi enormi relitti che ha avuto inizio circa 55 milioni di anni fa. Trenta delle montagne più alte del mondo si trovano sull'Himalaya. La vetta del Monte Everest, a 29.035 piedi (8.850 metri), è il punto più alto della Terra. In Italia la catena montuosa che definisce alcuni confini con altri stati sono le Alpi. 
La sua vetta più alta è il Monte Bianco (mt 4810 slm)  mentre la vetta più alta della mia adorata Liguria è il Monte Saccarello (mt. 2200 slm) 

A scuola ci è stato insegnato che le montagne sono state spesso utili per  definire  i confini naturali dei paesi. La loro altezza può influenzare i modelli meteorologici,  arrestare le tempeste che rotolano dagli oceani e spremere l'acqua dalle nuvole. Ci è stato insegnato che sulla sua sommità si trovano  anche  ghiacciai perenni, mentre la neve all'arrivo della primavera si scioglie e si trasforma in acqua creando talune volte cascate spettacolari prima di arrivare a valle diventare fiume e poi sfociare nel mare. Io mi ritengo una persona fortunata per aver  posato i miei piedi su alcuni ghiacciai italiani (nella foto mi dirigevo a Punta Gnifetti) ma sarei immensamente felice di sapere che i miei prossimi nipoti, pronipoti ecc potranno in qualche maniera goderne in futuro. Negli ultimi anni si sta infatti  assistendo a un ritiro sempre più veloce dei ghiacciai e anche a una diminuzione del manto nevoso. Eppure, forse presi anche da mille impegni  sembra proprio che diamo troppa poco importanza a tutto ciò. 
Ecco un video della campagna NATURE IS SPEAKING (la natura sta parlando) voluta dall’associazione Conservation Iternational che mira a rendere consapevoli le persone sull’importanza della natura nell’attuale periodo storico. L’attore Lee Pace  si cala nelle vesti della componente ambientale MONTAGNA  per veicolare un messaggio semplice, ma allo stesso tempo provocatorio:  La natura non ha bisogno delle persone. Le persone hanno bisogno della natura”
Dal mio punto di vista è necessario capire che  natura e uomo sono imprescindibilmente legati, anche se quest’ultimo rappresenta l’anello debole delle parti perché per sopravvivere ha bisogno della natura.
( da Wikipedia: L’Unione internazionale per la conservazione della natura, , è una organizzazione non governativa (ONG) internazionale con sede a Gland in Svizzera. Il 17 dicembre 1999 le è stato riconosciuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.Considerata come «la più autorevole istituzione scientifica internazionale che si occupa di conservazione della natura» è stata fondata nel 1948 nella cittadina francese di Fontainebleau , con la finalità di supportare la comunità internazionale in materia ambientale svolgendo un ruolo di coordinamento e di scambio di informazioni fra le organizzazioni membri in un’epoca in cui tale settore era ancora in fase di sviluppo e la maggior parte dei paesi del mondo non possedeva ancora dei processi di confronto istituzionale per la tutela ambientale.L’unico italiano che ha partecipato alla sua costituzione, in qualità di presidente del Movimento Italiano per la Protezione della Natura (Mipn, dal 1959 Pro Natura), è stato Renzo Videsott, al tempo direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso.)
Buona visione.! Caterina 




https://www.conservation.org/nature-is-speaking/lee-pace-is-mountain?ytVideoId=NJHcdKf5iHs


“Io sono la Montagna Sono il tempio più antico della natura I miei ghiacciai e ruscelli forniscono l’acqua che bevi Le mie foreste, il tuo legno, la tua aria pulita Da quassù, vedo come sei arrivato a trattare questo mondo Ricaricavi il tuo corpo e la tua anima nella calma delle mie foreste Una volta hai scalato le mie vette, cercando l’illuminazione Ora prendi quello che vuoi e contempla solo il tuo guadagno Apri gli occhi finché sei ancora in tempo Perché c’è un’altra cosa che vedo chiaramente: la scogliera su cui ti trovi e le rocce sottostanti “

IO SONO LA MONTAGNA

L’immagine sottostante rappresenta una mia escursione con ramponi e piccozza a una delle bellissime creste valdostane compiuta a luglio 2013. Frequento però la montagna da quando sono piccola ed è bello quando le passioni nascono nei primi anni di vita. Non ci si domanda mai il perché piace si agisce, si migliora e si vuole continuare. Molti  mi domandano cosa ha suscitato tanta passione  e io semplicemente rispondo che  mi fa stare bene e non potrei vivere senza di lei come non potrei vivere senza  bere. Da adulta (non si è mai grandi abbastanza) ho capito che non mi è più sufficiente camminare sui suoi sentieri e ringraziarla continuamente ma che devo fare qualcosa di più per lei per tutelarla perché e un pezzo di puzzle fondamentale dell’intero universo e quindi è un pezzo di me . Perchè io e lei è INTERESSERE

Per tutte le religioni esiste una specifica simbologia .

La montagna rappresenta il centro del mondo e il veicolo dell’ascensione al cielo o del ritorno al principio, oltre che rappresentare il luogo della manifestazione del sacro (ierofania) e del divino (teofania). Il carattere mistico attribuito alla montagna dipende anche dal fatto che sulla sua cima, spesso coperta di nubi, si consumano le nozze sacre (ierogamia) tra Cielo e Terra. Nelle religioni abbiamo sempre sentito parlare del monte Tabor, del Sinai, del Monte degli Ulivi, del monte Calvario, del Monte Meru, del Monte Olimpo.

Non esiste una definizione unica di  montagna  La definizione convenzionale di montagna si ha quanto un rilievo  ha un’altezza superiore a 600 mt e un aspetto almeno in parte impervio. 
L’altezza delle montagne è definita altitudine e si misura con l’altimetro, il punto da cui si inizia a misurare è sempre il livello del mare, La parte più alta di una montagna si chiama cima, o vetta, mentre i fianchi si chiamano pendii o versanti. La parte più bassa si chiama piede (quando si dice ai piedi della montagna…)E’ raro che un rilievo sia isolato, solitamente le montagne si trovano in gruppi, ossia in massicci, o allineati in una catena montuosa.   Le montagne sono essenziali per la vita sulla terra. Il loro più grande contributo è l’umidità che intrappolano, attraverso il clima e la caduta della neve. La quantità di neve sulle piste e sui ghiacciai determina la quantità d’ acqua o la siccità di una regione anche a migliaia di chilometri di distanza. Per più della metà della popolazione umana sulla terra, le montagne forniscono le precipitazioni per l’agricoltura e risorse idriche immagazzinate di ogni genere. Esse sono anche i mezzi con cui i fiumi di montagna e i torrenti, di solito di formazione glaciale, forniscono l’ energia idroelettrica con dighe e generatori e mulini a vento. Le montagne offrono le foreste che producono anche selvaggina e alcune colture alimentari parzialmente addomesticate, come le patate e altri tuberi.

Ecco un cortometraggio della campagna NATURE IS SPEAKING (La natura sta parlando) voluta dall’Associazione Conservation Internationalche mira a rendere consapevoli dell’importanza di tutelare la natura. L’attore statunitense Lee Pace si cala nelle vesti della montagna .

Buona visione

Caterina

Io sono la Montagna. Sono il tempio più antico della natura. I miei ghiacciai e ruscelli forniscono l’acqua che bevi. Le mie foreste, il tuo legno, la tua aria pulita. Da qui, vedo come sei venuto a trattare questo mondo. Hai ricaricato il tuo corpo e la tua anima nella calma delle mie foreste. Una volta hai scalato le mie vette, in cerca di illuminazione. Ora prendi quello che vuoi, e contempla solo il tuo guadagno. Apri gli occhi finché c’è ancora tempo. Perché c’è un’altra cosa che vedo chiaramente: la scogliera su cui ti sei e le rocce sottostanti.

IO SONO ACQUA

Anni fa, durante una ferrata in questo splendido orrido in Val di Susa, il mio corpo sprizzava gioia da tutti i pori come l’acqua spruzzava sul mio viso le sue gocce fresche e pure. Ero felice. Fin da bambina sono sempre stata felice in natura. Se aiutiamo la natura, aiutiamo noi stessi.

A scuola tutti abbiamo studiato l’acqua, la sua sigla in chimica, la sua forma liquida e solida, l’importanza dell’acqua nella vita degli esseri viventi, il ciclo dell’acqua, che il nostro corpo è composto da oltre il 70% di acqua ecc.

Eppure sembra proprio che diamo troppa poco importanza a questa fonte che a molte persone pare inesauribile.

Ecco un video della campagna NATURE IS SPEAKING (la natura sta parlando) voluta dall’associazione Conservation Iternational che mira a rendere consapevoli le persone sull’importanza dell’acqua nell’attuale periodo storico. L’attrice Penelope Cruz si cala nelle vesti della componente ambientale ACQUA per veicolare un messaggio semplice, ma allo stesso tempo provocatorio:  La natura non ha bisogno delle persone. Le persone hanno bisogno della natura”

Dal mio punto di vista è necessario capire che  natura e uomo sono imprescindibilmente legati, anche se quest’ultimo rappresenta l’anello debole delle parti perché per sopravvivere ha bisogno della natura.

( da Wikipedia: L’Unione internazionale per la conservazione della natura, , è una organizzazione non governativa (ONG) internazionale con sede a Gland in Svizzera. Il 17 dicembre 1999 le è stato riconosciuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.Considerata come «la più autorevole istituzione scientifica internazionale che si occupa di conservazione della natura» è stata fondata nel 1948 nella cittadina francese di Fontainebleau , con la finalità di supportare la comunità internazionale in materia ambientale svolgendo un ruolo di coordinamento e di scambio di informazioni fra le organizzazioni membri in un’epoca in cui tale settore era ancora in fase di sviluppo e la maggior parte dei paesi del mondo non possedeva ancora dei processi di confronto istituzionale per la tutela ambientale.L’unico italiano che ha partecipato alla sua costituzione, in qualità di presidente del Movimento Italiano per la Protezione della Natura (Mipn, dal 1959 Pro Natura), è stato Renzo Videsott, al tempo direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso.)

Buona visione.!

Caterina

Io sono l’Acqua. Per l’uomo io sono semplicemente là e qualcosa che loro prendono per marcare, ma c’è più di un’anima in me e sempre di più ogni singolo giorno. Io comincio a scendere dalle montagne, galleggio sui corsi dei fiumi e poi mi butto nell’oceano: poi il ciclo ricomincia di nuovo. E ci sono voluti 10 mila anni per portarmi allo stato in cui sono adesso, ma per gli uomini sono soltanto acqua e sono solo là. Dove mi troveranno gli uomini quando saranno a miliardi sulla Terra? Dove troveranno loro stessi? Loro cominceranno delle guerre per me come per ogni altra cosa? Questa è sempre un’opzione ma non è l’unica opzione. La Natura non ha bisogno delle persone. Le persone hanno bisogno della Natura.