Ne – Olio, vino, farina di castagne, marmellate e non solo: tutti prodotti di qualità, racchiusi nel marchio a chilometro zero “Terra Verde Tigullio” di cui è coordinatrice Paola Rissotto. Si tratta di una nuova realtà promossa dall’associazione Valcanonica che comprende aziende ed attività della Val Graveglia e si sta allargando a tutto il Tigullio.
Si possono trovare questi prodotti nei mercatini locali oppure ordinandoli da catalogo che è costantemente aggiornato. Sono da pochi giorni disponibile le famose nocciole “misto Chiavari” e da oggi il miele di castagno e millefiori, fra qualche giorno ci saranno i primi cavoletti di bruzzelles che inseguono i già pronti cavoli verza.
Io sono stata più volte testimone attiva degustando i loro prodotti alle varie iniziative proposte per far conoscere non solo questi prodotti ma anche le meraviglie naturalistiche di questa parte di entroterra. Come sapete non posso mancare a queste occasioni, e quando riesco a rendermi anche parte attrice, perché da sempre sono sostenitrice accanita del motto: Liguria non solo mare!
A Borzonasca la pasticceria Macera produce con lavorazione manuale la Rùetta, che a prima vista può essere confusa con il famoso canestrello di Torriglia, ma appena la si ha nelle mani si capisce subito che non è lo stesso prodotto. La Liguria è speciale perché i prodotti tipici sono simili da Levante a Ponente ma ogni famiglia li prepara secondo ricette che si tramandano di generazione in generazione e per riconoscerne l’originalità usano attrezzi in legno (come il timbro per i croxetti che ha spesso inciso lo stampo di famiglia) o appunto forme particolari o ingredienti segreti.
Ecco quindi la storia originale che si trova anche nel sito internet della pasticceria di questo irresistibile dolce che mi fa fermare a Borzonasca ogni volta che risalgo per arrivare anche a Santo Stefano D’Aveto. La Ruëtta nasce nel 1870 con l’apertura della pasticceria Macera allora “Caffè dell’Unità Italiana”, grazie all’idea di Carmela e Vittorio, rispettivamente mamma e zio della mia bisnonna Guidobono Clementina che rilevò da loro l’attività.Dall’unicità del suo antico stampo deriva il nome Ruëtta che in italiano significa rotella.La sua lavorazione viene eseguita a mano, pezzo dopo pezzo, e la fragranza della sua pasta frolla la rende unica.La ricetta passa poi negli anni ’30 a mia nonna Giuditta Ferretti e con l’arrivo di mio nonno Emilio Macera la pasticceria acquisice più prestigio, dato dal suo praticantato di 5 anni presso la ditta Daturi e Motta di Torino.La produzione delle Ruëtte passa poi a mio papà Giancarlo Macera e mia mamma Marisa dona al corredo della Ruëtta due splendide poesie.In questo periodo ci inorgoglisce il fatto che la nostra specialità è stata donata a Papa Giovanni Paolo II in occasione della Sua visita a Chiavari.La ricetta della Ruëtta passa poi a me che, con mia moglie Serena, proseguo la tradizione di famiglia nella quale si lavora sempre il prezioso lievito madre da cui si ottengono panettoni, pandolci e colombe pasquali.
Esistono anche delle belle poesie in onore di questo dolce. Eccone una in genovese.
Signori! Sono la Ruëtta
Sempre quella non sono cambiata,
fresca con la faccia liscia,
un profumo che fa incantare.
Mio papà, che nelle Americhe era dovuto andare,
a mano sicure
mi aveva raccomandato.
La Clementina, sua sorella,
con amore mi ha plasmato:
di rosa e di nastro mi ha addobbato:
per amore di Gian ho cominciato a viaggiare,
sono stata in Europa, Stati Uniti,
Argentina e non crederete…
fino il Papa
mi ha potuto gustare.
Sono modesta ma tanto bella,
a tanti piaccio chiara, appena dorata,
sennò un po’ abbronzata;
Vi dirò un segreto: Adoro essere incipriata Marisa
Il mandala è un simbolo spirituale e rituale che rappresenta l’universo. Non solo una forma d’arte, i mandala sono usati in numerose tradizioni spirituali, ma soprattutto nell’Induismo e nel Buddismo, per focalizzare l’attenzione, per definire uno spazio sacro e per aiutare la meditazione. Nella tradizione buddista i mandala vengono disegnati con sabbie colorate e poi distrutti, a simboleggiare l’impermanenza del mondo materiale. la parola si pronuncia con l’accento sulla prima “a” – sì, proprio come la seconda persona singolare del verbo mandare: “Màndala via, quella fastidiosa mosca!” Màndala può tradursi con “cerchio” o “centro” e, come cerchio, è una rappresentazione essenziale, geometrica del mondo e del cosmo: si può quindi dire che un mandala è un “cosmogramma”. Per capire davvero un mandala non si può prescindere dal vederlo formarsi sotto le abili mani dei monaci buddisti che lo creano con sabbie colorate: tramite cannucce dorate fanno cadere, negli appositi spazi precedentemente disegnati, i vari colori che comporranno l’immagine finale. La sabbia colorata scende grazie al perfetto, ripetitivo movimento della mano del monaco, che fa vibrare la cannuccia conica causando la fuoriuscita della sabbia. Le cannucce sono di diverse dimensioni, per fare segni più o meno sottili, proprio come i pennelli di un pittore o i pennini di un calligrafo. Per completare unmandala di sabbia possono volerci giorni interi, durante i quali l’ipnotico rumore dello sfregamento sulle cannucce accompagna una sorta di meditazione cui tutti possono assistere. Inevitabilmente, qualunque sia la preziosità e la grandezza del lavoro e il tempo che c’è voluto per realizzarlo, il màndala sarà distrutto con una cerimonia finale, le sabbie saranno tutte rimescolate e gettate in un corso d’acqua: una notevole lezione per tutti noi occidentali, così attaccati al “frutto dell’azione”.
Oggi il termine mandala è molto conosciuto anche in Occidente ed è entrato nell’uso comune per indicare motivi geometrici, diagrammi e disegni circolari che rappresentano simbolicamente un microcosmo dell’universo.Colorare i mandala è un’attività che aiuta la meditazione, combatte lo stress e sviluppa l’intuizione.
“Un mandala ritrae te stesso e colorarlo rappresenta uno strumento creativo e rilassante di autoconoscenza e di interiorizzazione.”
Si possono creare mandala anche con perline, petali di fiori, sassolini e persino con la neve.
Colorarli è un’attività adatta anche ai bambini (come le immagini qui sotto), inoltre chi lo crea non deve preoccuparsi dei risultati che difficilmente saranno perfetti come quelli tibetani perché la cosa fondamentale è il risultato che si ottiene che è quello che in quel momento facilmente si entra nella dimensione del qui e ora e quindi ci si sente pervasi da un senso immenso di benessere.
Questa che andrò a descrivervi è la vera ricetta del pesto genovese e i contenuti del testo sono gli stessi che il Consorzio del pesto genovese della Regione Liguria ha diffuso tramite il sito mangiareinliguria.
Innanzitutto è bene stare attenti, quando si volesse comperare un pesto pronto, e verificare che in etichetta sia indicato “pesto genovese” e non “pesto alla genovese”. Il termine “alla” infatti già vi deve mettere in guardia infatti vuol dire tutto e niente. Alcuni infatti usando alla inseriscono negli ingredienti anche ricotta, anacardi o olio di semi che niente hanno a che fare con gli ingredienti necessari per farlo nel modo originale.
Solo Pesto Genovese indica la vera ricetta fatta con solo 7 ingredienti. Per un 600 grammi di pasta da condire servono quindi: Basilico Regionale DOP (50 Gr) mezzo bicchiere di Olio Extravergine Di oliva possibilmente della Riviera Ligure e comunque che corrisponde ai requisiti del Regolamento 796/02/Cee, 6 cucchiai di Parmigiano Reggiano DOP (con variante Grana Padano), 2 cucchiai di pecorino Dop fiore sardo, 2 spicchi di aglio, un cucchiaio di pinoli derivati da pinus pinea mediterraneo e qualche grano di sale grosso.
Per lavorarlo occorre il tradizionale mortaio in marmo e un pestello di legno e tanta pazienza. Come prima cosa, mentre si attende che le foglie di basilico lavate in acqua fredda si asciughino su un canovaccio, si deve pestare l’aglio e i grani di sale grosso fino al punto di formare quasi una crema e poi aggiungere i pinoli. Pestati anche questi si aggiungono piano piano le foglioline di basilico per terminare con i formaggi. Infine amalgamare il tutto versando goccia a goccia l’olio. A questo punto la salsa è perfetta per condire le troffie, le troffiette, le trenette, i croxetti, i mandilli de saea, o per rendere più gustoso il minestrone.
Altri due ingredienti che non rientrano nella ricetta ufficiale ma che sono una vecchia tradizione per molti sono i fagiolini e le patate che fatti cuocere insieme alla pasta rendono l’acqua che sservirà per stemperare il pesto più ricca di amido e messi nel piatto di portata insieme alla pasta possono sostituire tranquillamente il secondo.
Ultima raccomandazione è che la lavorazione deve essere fatta a temperatura ambiente e terminare nel più breve tempo possibile per evitare l’ossidazione delle foglie.
L’immagine sottostante rappresenta una mia escursione con ramponi e piccozza a una delle bellissime creste valdostane compiuta a luglio 2013. Frequento però la montagna da quando sono piccola ed è bello quando le passioni nascono nei primi anni di vita. Non ci si domanda mai il perché piace si agisce, si migliora e si vuole continuare. Molti mi domandano cosa ha suscitato tanta passione e io semplicemente rispondo che mi fa stare bene e non potrei vivere senza di lei come non potrei vivere senza bere. Da adulta (non si è mai grandi abbastanza) ho capito che non mi è più sufficiente camminare sui suoi sentieri e ringraziarla continuamente ma che devo fare qualcosa di più per lei per tutelarla perché e un pezzo di puzzle fondamentale dell’intero universo e quindi è un pezzo di me . Perchè io e lei è INTERESSERE
Per tutte le religioni esiste una specifica simbologia .
La montagna rappresenta il centro del mondo e il veicolo dell’ascensione al cielo o del ritorno al principio, oltre che rappresentare il luogo della manifestazione del sacro (ierofania) e del divino (teofania). Il carattere mistico attribuito alla montagna dipende anche dal fatto che sulla sua cima, spesso coperta di nubi, si consumano le nozze sacre (ierogamia) tra Cielo e Terra. Nelle religioni abbiamo sempre sentito parlare del monte Tabor, del Sinai, del Monte degli Ulivi, del monte Calvario, del Monte Meru, del Monte Olimpo.
Non esiste una definizione unica di montagna La definizione convenzionale di montagna si ha quanto un rilievo ha un’altezza superiore a 600 mt e un aspetto almeno in parte impervio. L’altezza delle montagne è definita altitudine e si misura con l’altimetro, il punto da cui si inizia a misurare è sempre il livello del mare, La parte più alta di una montagna si chiama cima, o vetta, mentre i fianchi si chiamano pendii o versanti. La parte più bassa si chiama piede (quando si dice ai piedi della montagna…)E’ raro che un rilievo sia isolato, solitamente le montagne si trovano in gruppi, ossia in massicci, o allineati in una catena montuosa. Le montagne sono essenziali per la vita sulla terra. Il loro più grande contributo è l’umidità che intrappolano, attraverso il clima e la caduta della neve. La quantità di neve sulle piste e sui ghiacciai determina la quantità d’ acqua o la siccità di una regione anche a migliaia di chilometri di distanza. Per più della metà della popolazione umana sulla terra, le montagne forniscono le precipitazioni per l’agricoltura e risorse idriche immagazzinate di ogni genere. Esse sono anche i mezzi con cui i fiumi di montagna e i torrenti, di solito di formazione glaciale, forniscono l’ energia idroelettrica con dighe e generatori e mulini a vento. Le montagne offrono le foreste che producono anche selvaggina e alcune colture alimentari parzialmente addomesticate, come le patate e altri tuberi.
Ecco un cortometraggio della campagna NATURE IS SPEAKING (La natura sta parlando) voluta dall’Associazione Conservation Internationalche mira a rendere consapevoli dell’importanza di tutelare la natura. L’attore statunitense Lee Pace si cala nelle vesti della montagna .
Buona visione
Caterina
Io sono la Montagna. Sono il tempio più antico della natura. I miei ghiacciai e ruscelli forniscono l’acqua che bevi. Le mie foreste, il tuo legno, la tua aria pulita. Da qui, vedo come sei venuto a trattare questo mondo. Hai ricaricato il tuo corpo e la tua anima nella calma delle mie foreste. Una volta hai scalato le mie vette, in cerca di illuminazione. Ora prendi quello che vuoi, e contempla solo il tuo guadagno. Apri gli occhi finché c’è ancora tempo. Perché c’è un’altra cosa che vedo chiaramente: la scogliera su cui ti sei e le rocce sottostanti.
Il comune di Lavagna, unico in Liguria, è stato insignito della Spiga Verde, il riconoscimento promosso da Foundation for Environmental Education e da Confagricoltura per quelle realtà che riescono a coniugare sul territorio il rispetto dell’ambiente con la crescita della ricchezza economica e sociale delle comunità che vi risiedono. Nascosto tra via Fieschi e il lungo Entella, si estende un grande polmone verde che accoglie produzioni orticole di grande rilevanza per il valore storico e l’elevata qualità. Accanto a produzioni tipiche liguri come la melanzanina tonda, si coltivano cultivar esclusive come il cavolo Gaggetta, il Broccolo Lavagnino, la radice di Chiavari, il pisello di Lavagna, che, anche se non hanno riconoscimenti ufficiali (solo la C.C.I.A ha assegnato il marchio ‘Antichi Ortaggi del Tigullio’ a 5 varietà), mostrano un forte radicamento nel territorio, perchè, questi stessi orti servono anche da vivaio per l’area del Tigullio. Quale sarà il suo destino? Ecco una importante notizia apparsa su https://www.twebnews.it/2020/10/09/piana-dellentella-dasso-scrive-a-toti-e-mangiante/
Anni fa, durante una ferrata in questo splendido orrido in Val di Susa, il mio corpo sprizzava gioia da tutti i pori come l’acqua spruzzava sul mio viso le sue gocce fresche e pure. Ero felice. Fin da bambina sono sempre stata felice in natura. Se aiutiamo la natura, aiutiamo noi stessi.
A scuola tutti abbiamo studiato l’acqua, la sua sigla in chimica, la sua forma liquida e solida, l’importanza dell’acqua nella vita degli esseri viventi, il ciclo dell’acqua, che il nostro corpo è composto da oltre il 70% di acqua ecc.
Eppure sembra proprio che diamo troppa poco importanza a questa fonte che a molte persone pare inesauribile.
Ecco un video della campagna NATURE IS SPEAKING (la natura sta parlando) voluta dall’associazione Conservation Iternational che mira a rendere consapevoli le persone sull’importanza dell’acqua nell’attuale periodo storico. L’attrice Penelope Cruz si cala nelle vesti della componente ambientale ACQUA per veicolare un messaggio semplice, ma allo stesso tempo provocatorio: La natura non ha bisogno delle persone. Le persone hanno bisogno della natura”
Dal mio punto di vista è necessario capire che natura e uomo sono imprescindibilmente legati, anche se quest’ultimo rappresenta l’anello debole delle parti perché per sopravvivere ha bisogno della natura.
( da Wikipedia: L’Unione internazionale per la conservazione della natura, , è una organizzazione non governativa (ONG) internazionale con sede a Gland in Svizzera. Il 17 dicembre 1999 le è stato riconosciuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.Considerata come «la più autorevole istituzione scientifica internazionale che si occupa di conservazione della natura» è stata fondata nel 1948 nella cittadina francese di Fontainebleau , con la finalità di supportare la comunità internazionale in materia ambientale svolgendo un ruolo di coordinamento e di scambio di informazioni fra le organizzazioni membri in un’epoca in cui tale settore era ancora in fase di sviluppo e la maggior parte dei paesi del mondo non possedeva ancora dei processi di confronto istituzionale per la tutela ambientale.L’unico italiano che ha partecipato alla sua costituzione, in qualità di presidente del Movimento Italiano per la Protezione della Natura (Mipn, dal 1959 Pro Natura), è stato Renzo Videsott, al tempo direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso.)
Buona visione.!
Caterina
Io sono l’Acqua. Per l’uomo io sono semplicemente là e qualcosa che loro prendono per marcare, ma c’è più di un’anima in me e sempre di più ogni singolo giorno. Io comincio a scendere dalle montagne, galleggio sui corsi dei fiumi e poi mi butto nell’oceano: poi il ciclo ricomincia di nuovo. E ci sono voluti 10 mila anni per portarmi allo stato in cui sono adesso, ma per gli uomini sono soltanto acqua e sono solo là. Dove mi troveranno gli uomini quando saranno a miliardi sulla Terra? Dove troveranno loro stessi? Loro cominceranno delle guerre per me come per ogni altra cosa? Questa è sempre un’opzione ma non è l’unica opzione. La Natura non ha bisogno delle persone. Le persone hanno bisogno della Natura.